SDF- Senza Dimora Fissa, Macrolotto Zero, 2006
Le città diventano sempre più luogo di transito e di transizione, nuovi cittadini, nuovi abitanti. È sempre più indefinibile chi siano i veri abitanti, i nativi (forse prossimi migranti) o gli immigrati di ieri (forse nativi di domani). Impossibile capire chi deve chiedere cittadinanza (e a chi chiederlo), chi siano i cittadini (veri) della (nuova) città che stiamo costruendo.
L’arte entra sempre più nelle pratiche sociali, portandoci le sue lucide visioni, con filosofie ed utopie concrete. La pratica artistica è una delle modalità che contribuisce alla definizione (e formazione) di una società in transizione. Sono sempre più numerosi eventi che nascono fuori da cornici deputate, esterni spesso anche a gallerie e spazi alternativi; reinventano pratiche collettive e/o intervengono direttamente nel sociale, nella sfera politica (produzione di visioni ideali di progetti di vita – scelte di percorsi strategici necessari).
L’artista può abbandonare il concetto di opera e pensare che attivare pratiche artistiche nella sfera pubblica sia prioritario, una necessità imprescindibile. Diventa necessario avviare percorsi su identità/appartenenza, singolarità/moltitudine.
La pratica laboratoriale (condividere) si sostituisce alla produzione (di opere), rendendo inutile, forse, anche il concetto stesso della necessità di produrre (opere).
Progetto di Andrea Abati, organizzazione Dryphoto arte contemporanea.
Sdf è stato il primo progetto di arte partecipata realizzato da Andrea Abati e Dryphoto arte contemporanea nel quartiere del Macrolotto zero di Prato.